Nell’ampia
famiglia dei prodotti derivati, uno degli strumenti finanziari che meglio si
presta ad essere utilizzato con finalità puramente speculative è il contratto
d’opzione su azioni o panieri di azioni (stock
option o index option), più semplicemente
noto come opzione. Sappiamo bene che i derivati non godono di una buona fama
presso il pubblico degli investitori, e vengono quasi sempre percepiti come
strumenti finanziari caratterizzati da un elevatissimo grado di rischio. Questa
convinzione è maturata in seguito all’uso distorto, incoerente e talvolta
troppo disinvolto dei derivati che ha provocato in passato il tracollo di
diversi colossi finanziari e industriali (il dissesto della banca Barings e del gruppo petrolifero Neste a metà anni ’90 costituiscono due
esempi emblematici a tal riguardo). Inoltre, al crescente utilizzo ed al sempre
maggiore livello di complessità tecnica dei prodotti derivati, non ha fatto
seguito, soprattutto in Italia, un’adeguata diffusione di “cultura” degli
stessi e della loro elevata, ma relativa alle modalità di utilizzo, rischiosità
intrinseca. Il che evidenzia l’esigenza di approfondirne le complesse tematiche
per incentivarne un utilizzo più appropriato da parte del grande pubblico. E’
opportuno precisare che i derivati, in particolare le opzioni, sono nati con la
precisa finalità di copertura dei rischi finanziari. Il meccanismo fondamentale
delle operazioni sulle opzioni si basa infatti sul principio che una controparte
avverte il bisogno di sottrarsi ad un determinato rischio mentre l’altra è
disposta a correrlo. In virtù di questo meccanismo l’opzione è da considerarsi
il più potente e versatile tra i nuovi strumenti finanziari sviluppati da
mercati privati. L’opzione infatti conferisce il diritto, ma non l’obbligo, a
colui che la possiede in qualità di acquirente, di comprare una determinata
attività sottostante (azione, paniere di azioni, materia prima, ecc.) ad un
prezzo prefissato, entro una determinata scadenza.
La sua particolarità, che la rende unica di fronte a qualsiasi
altro strumento finanziario, consiste nella cosiddetta “asimmetria” della
posizione. Tale caratteristica consente all’acquirente del contratto di
stabilire nel momento stesso della transazione la cifra massima che è disposto
a perdere senza nel contempo precludergli la possibilità di partecipare
all’eventuale movimento ipotizzato sul mercato sottostante, e di realizzare
profitti illimitati e percentualmente molto rilevanti. Lo strumento incorpora
pertanto una sorta di stop loss
automatico, che agirà senza bisogno di alcun intervento esterno. La possibilità
di operare anche nella veste di venditore dell’opzione, e di aprire
simultaneamente posizioni su più opzioni con caratteristiche diverse, apre un
ventaglio di combinazioni e di strategie il cui limite è determinato solo
dall’estro, dalla fantasia e dall’audacia del trader. Lo scopo del presente articolo
è quello di analizzare ed approfondire le tematiche relative alle opzioni, con
particolare riguardo al mercato italiano, in maniera tale da effettuare una corretta
valutazione sui rischi/opportunità che le stesse possono offrire nell’ambito di
particolari strategie di investimento. Il lavoro si articolerà in quattro
parti: questa introduzione e tre articoli successivi, in ciascuno dei quali andremo
ad analizzare, senza alcuna pretesa di esaustività, una dimensione specifica
delle strategie realizzabili con le opzioni.
1. - Le strategie di copertura o Hedging
Le
operazioni sulle opzioni concluse a scopo di copertura, o hedging, si propongono di neutralizzare le conseguenze negative di
variazioni avverse, o comunque inattese, nei prezzi delle attività che si
detengono in portafoglio, o che si ha intenzione di acquistare. Questa
dimensione strategica va a recuperare il motivo principale che ha determinato
la nascita delle opzioni e ad esaltarne la funzione originaria: quella del
controllo e della limitazione del rischio di portafoglio. Sappiamo bene che l’investimento
sui mercati finanziari comporta una rischiosità che presenta due componenti
diverse: quella specifica e quella sistematica. In relazione a queste due
componenti di rischio si individuano diverse modalità di copertura che si
caratterizzano per una componente speculativa via via crescente. Si parlerà
quindi di “hedging puro” quando si
avrà come scopo principale quello di neutralizzare il rischio sistematico di
portafoglio (ad esempio, in caso di portafoglio azionario si utilizzeranno
opzioni sul benchmark di riferimento,
quindi index options). Quando invece
la finalità perseguita sarà quella di controllare la variabilità di alcune
singole componenti, ad esempio di alcune azioni componenti un portafoglio, si
tratterà di “hedging selettivo” (in
questo caso si utilizzeranno stock
options). Le operazioni volte a fronteggiare bisogni futuri aventi
manifestazione certa sono ricomprese nel cosiddetto “hedging di anticipazione”, che coinvolge prevalentemente commodities e materie prime necessarie
nei processi di produzione industriale, e che non si basa su posizioni già
detenute a pronti. (continua…)
2. - Le strategie speculative direzionali: position, spread e combo
Il
trader che non agisce al fine di
garantirsi la copertura di una posizione aperta, ma opera con lo scopo
principale di ottenere ingenti profitti, tendenzialmente sulla base delle
proprie previsioni circa l’andamento di prezzo delle attività sottostanti,
esalta invece la funzione speculativa delle opzioni. La differenza rispetto
alla copertura risulta abbastanza evidente: l’hedger
utilizza opzioni per diminuire un rischio a cui è già esposto, mentre il trader le sfrutta per assumersi un rischio
che comporta opportunità di profitti notevoli. L’ottica dei due operatori è
esattamente opposta. In questo senso le opzioni presentano un vantaggio
piuttosto rilevante: consentono all’investitore di impiegare un capitale
nettamente inferiore rispetto a quello richiesto da un investimento nell’attività
sottostante, e quindi di realizzare eventualmente profitti che sono
percentualmente molto più elevati (cosiddetto effetto leva). Il rovescio della
medaglia, e cioè il principale svantaggio, è dato dal fatto che la previsione
effettuata dovrà verificarsi entro una determinata scadenza, altrimenti
l’intero investimento andrà perduto. Le modalità tipiche di trading realizzabili con le opzioni possono
essere suddivise in tre grandi categorie: posizioni semplici o position trading; strategie spread (verticali, orizzontali e
diagonali); strategie combo o combination (combinazioni di opzioni
call e put). (continua…)
3. - Le strategie market neutral o trading di volatilità
La
terza dimensione specifica delle strategie implementabili con le opzioni è
indubbiamente quella più avanzata e complessa, di conseguenza la più
affascinante, e implica una conoscenza e uno studio molto approfonditi di
questi strumenti. Si tratta del cosiddetto trading
di volatilità, un particolare tipo di operatività che mira a trarre profitti
non dai movimenti direzionali del prezzo dell’attività sottostante ma dai
differenziali, tra la volatilità storica e quella implicita nei prezzi delle
opzioni stesse, che si manifestano in particolari momenti di mercato. La
finalità principale di queste strategie non è quella di realizzare profitti particolarmente
elevati, quanto piuttosto regolari e costanti nel tempo. Questo implica per il
trader di operare prevalentemente nella veste di venditore di opzioni, e non di
acquirente, e di assumersi rischi talvolta molto elevati che possono tuttavia
essere modulati e controllati ponendo in essere strutture e combinazioni di
opzioni molto particolari. Nell’ambito di queste strategie si distinguono le delta neutral, le gamma-delta neutral, e il trading
di volatility skew. (continua…)
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©dott. Pier Paolo
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